Vivene sott terr a Bucarest
sniffann’a coll a dint’e buste
a Bagdad invece ancora ngopp ‘e mure
stann azzeccati ‘e schizzi d’uocchie de guagliuni
ninni int’ ‘e favellass tutt’arrepezzati
stelle sgravugliate e luna ammappuciata
pierzichi niri niri de mamma africana
spuorchi e chine de famm nun arrivano a dimane

Tutt’eguale song ‘e criature
nisciuno è figlio de nisciuno
tutt nati dall’ammore
se sape come si nasce
ma nun se sape comme se more

Sulle note esotiche di Enzo Avitabile in “tutt’egual song ‘e criature” scorrono veloci le immagini di una storia le cui parole chiave sono sport, integrazione e citando il musicista partenopeo, storie di uguaglianza e di “criature tutt’egual, tutt nati dall’ammore”.

Il tam tam mediatico, diffusosi più di un anno fa, grazie all’entusiasmo di giovanissimi ragazzi nati in Italia ma di origini Africane e del loro coach Massimo Antonelli, hanno dato il via ad una sorta di ius soli sportivo. La norma ribattezzata “norma tam tam” in onore della squadra TAM TAM basketball di Castelvolturno, offre oggi anche ai giovani extracomunitari la possibilità di ottenere il tesseramento annuale e partecipare ai campionati ufficiali, superando la normativa F.I.P. che prescriveva non più di due atleti stranieri per ogni team.

La squadra è composta da migranti di seconda generazione, ragazzi nati e cresciuti a Castelvolturno che parlano perfettamente l’italiano ma anche il dialetto napoletano. L’esposizione mediatica promossa dal coach Massimo Antonelli, cestista professionista e medaglia di bronzo ai Giochi del Mediterraneo del 1975, ha raccolto le adesioni di nomi importanti della politica e dello spettacolo. La fondazione Decathlon ed il crowdfunding di buonacausa.org, hanno contribuito fornendo materiali e beni necessari affinché il sogno di questi ragazzi continuasse, poiché “i criatur”, come direbbe Avitabile… “Int’a nu prato verde annà pazzià, nun s’anna stutà ‘e suonne s’anna fa vulà” La storia della Tam Tam Basketball è stata raccontata anche dall’obiettivo fotografico di Carmen Sigillo, fotografa napoletana, che ha dismesso gli abiti di avvocato per indossare quelli di fotoreporter, immergendosi in una realtà multietnica, quella di Castel Volturno, in cui la percentuale di stranieri supera il 40%. In una delle interviste Carmen afferma:

“Credevo, all’epoca, che sarei rimasta sulla Domitiana uno o due giorni, che avrei offerto il mio contributo con qualche scatto e poi mi sarei dedicata ad altro. Altrove. Ben presto, però, dai campi di allenamento, col consenso dei genitori, ho puntato l’obiettivo sulla quotidianità degli atleti del coach Antonelli e, da allora, non sono più riuscita a lasciare il territorio, i ragazzi”.

La storia si sviluppa tra il Villaggio Coppola, sogno infranto di una Miami italiana, e il parco Saraceno, raccontato da Matteo Garrone in Dogman. Per celebrare la partecipazione ai campionati ufficiali F.I.P, la fotoreporter ha organizzato una mostra fotografica dal titolo Born in Italy presso l’accademia per marittimi I.M.A.T, dove sono intervenuti: L’ex ministro per lo sport Luca Lotti e il deputato Michele Anzaldi, fautori dell’inserimento nella manovra finanziaria 2018 “della norma tam tam”; Testimonial del progetto fotografico, l’ex stella Nba Linton Johnson III, ha affermato che:

“Lo sport toglie la gente dalla strada e riduce il rischio che i giovani finiscano nella malavita. Mi impegnerò sempre per i ragazzi di Castel Volturno”;

Inoltre, a sorpresa la presenza del presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, che si unisce alla già folta schiera di nomi, uniti per la difesa del diritto allo sport come sancito nelle numerose dichiarazioni ONU e UNESCO. Il progetto fotografico non si è concluso nella mostra fotografica presso l’I.M.A.T. ma continua sulla pagina Facebook Born in Italy dove saranno raccolte 1000 fotografie e inviate al presidente della Repubblica. Puoi sostenere il progetto, pubblicando un selfie sulla pagina con l’hashtag #iosonoborninitaly.